La nascita di Piedimonte Etneo si fa risalire, concordemente tra gli storici, al XVII secolo, il periodo dei vicereami dei regni di Filippo IV e Carlo II d’Austria in Sicilia.
Il decreto che acconsente alla fondazione del paese porta la data del 30 agosto 1687, sebbene altri documenti attestino insediamenti umani nell’area risalenti quantomeno all’inizio del secolo. Ignazio Sebastiano
Gravina Amato Cruyllas viene autorizzato dalla
Corona a “popolare e fabbricare” nel suo feudo Bardelle (annesso a quel tempo alla cittadina di Calatabiano) un territorio boscoso e ricco di sorgenti d’acqua “ideale per l’umano sostentamento”.
Da qui la nascita di Belvedere, antica denominazione di Piedimonte, corrispondentealla parte sud-est del moderno centro abitato che, in breve tempo, diventò un centroagricolo fiorente.
Avvantaggiandosi della sua
posizione a metà tra il
mare e la montagna, fuinteressato sia dai traffici commerciali costieri che da quelli in direzione dell’Etna e delle zone più interne delle Sicilia. Le aree coltivate nel territorio di Piedimonte Etneo si
estendono,
da allora e fino ad oggi, dal suo estremo confine orientale fino a quote superiori ai mille metri: agrumeti, uliveti, alberi da frutto, noccioleti, castagneti accanto ai vigneti che nell’Ottocento giunsero ad
essere
l’elemento predominante del paesaggio agrario.
Dal Catasto Borbonico del 1844 si evince che il vigneto sull’Etna occupava percentuali di superfici agrarie superiori al 50% ed il territorio di Piedimonte non faceva
eccezione, rientrando a pieno titolo tra le contrade più rinomate tra quelle ad economia vinicola. Una produzione che, tramite il porto della vicina Riposto, prendeva il mare alla volta dell’Italia
settentrionale,
della Francia e delle Americhe permettendo la formazione di una borghesia agiata che guidò il paese ed il suo sviluppo civile, economico e culturale praticamente fino alla Seconda guerra mondiale.
Oggi Piedimonte Etneo supera di poco la soglia dei 4000 abitanti e fonda la sua economia prevalentemente sul settore terziario, accanto ad una sempre crescente vocazione turistica.Piedimonte Etneo
rientra
nella fascia di produzione
dei vini D.O.C. dell’Etna, principalmente attraverso la coltivazione del vitigno Nerello Mascalese.
I vini prodotti con tali uve sono ad elevata gradazione alcolica e destinati ad un lungo invecchiamento.
Questo tipo di vite viene coltivata soprattuttoad alberello, che è il metodo più tradizionale, e in misura minore attraverso la tecnica a “tendone” e a “spalliera”. Altri vitigni coltivati sono il
Carricante, a bacca
bianca, ed
il Nerello Cappuccio, a bacca rossa: quest’ultimo ha caratteristiche complementari a quelle del Nerello Mascalese e non a caso,i due vitigni vengono utilizzati in taglio per produrre l’Etna
Rosso, il
più conosciuto
vino ad elevata gradazione alcolica.
L’Etna è stata la prima denominazione di origine controllata ad ottenere il riconoscimento della denominazione di origine: la Doc Etna, infatti, è stata riconosciuta con DPR
dell’11/8/1968.